Doveri dell'uomo Giuseppe Mazzini Capitolo terzo: La Legge Parte prima Voi avete vita: dunque avete una legge di vita. Non c'è vita senza legge. Qualunque cosa esiste, esiste in un certo modo, secondo certe condizioni, con una certa legge. Una legge d'aggregazione governa i minerali: una legge di sviluppo governa le piante: una legge di moto governa gli astri: una legge governa voi e la vostra vita: legge tanto più nobile ed alta quanto più voi siete superiori a tutte le cose create sulla terra. Svilupparvi, agire, vivere secondo la vostra legge è il primo, anzi l'unico vostro dovere. Dio v'ha dato la vita; Dio v'ha dunque data la legge; Dio è l'unico Legislatore della razza umana. La sua legge è l'unica alla quale voi dobbiate ubbidire. Le leggi umane non sono valide e buone se non in quanto vi si uniformano, spiegandola ed applicandola: sono tristi ogni qualvolta la contradicono o se ne discostano: ed è non solamente vostro diritto, ma vostro dovere disubbidirle e abolirle. Chi meglio spiega ed applica ai casi umani la legge di Dio, è vostro capo legittimo: amatelo e seguitelo. Ma da Dio in fuori, non avete, né potete, senza tradirlo e ribellarvi da lui, avere padrone. Parte seconda Nella coscienza della vostra legge di vita, della LEGGE DI DIO, sta dunque il fondamento della morale, la regola delle vostre azioni e dei vostri doveri, la misura della vostra responsabilità: in essa sta pure la vostra difesa contro le leggi ingiuste che l'arbitrio d'un uomo o di più uomini può tentare d'imporvi. Voi non potete, senza conoscerla, prender nomi o diritti d'uomini. Tutti i diritti hanno la loro origine in una legge, e voi, ogni qualvolta non potete invocarla, potete essere tiranni o schiavi, non altro: tiranni se siete forti, schiavi dell'altrui forza se siete deboli. Ad essere uomini, vi bisogna conoscere la legge che distingue la natura umana da quella dei bruti, delle piante, dei minerali, e conformarvi le vostre azioni. Or, come conoscerla? È questa la dimanda che in tutti i tempi l'Umanità ha indirizzato a quanti hanno pronunziato la parola: legge, doveri; e le risposte sono anch'oggi diverse. Gli uni hanno risposto mostrando un Codice, un libro e dicendo: "Qui dentro è tutta la legge morale." Gli altri hanno detto: "Ogni uomo interroghi il proprio core; ivi sta la definizione del bene e del male." Altri ancora, rigettando il giudizio dell'individuo, ha invocato il consenso universale, e dichiarato che dove l'umanità concorda in una credenza, quella è la vera. Erravano tutti. E la storia del genere umano dichiarava impotenti, con fatti irrecusabili, tutte queste risposte. Quei che affermano trovarsi in un libro o sulla bocca d'un solo uomo tutta quanta la legge morale, dimenticano che non v'è codice dal quale l'Umanità, dopo una credenza di secoli, non si sia scostata per cercarne e ispirarne un'altro migliore, e che non v'è ragione, oggi specialmente, di credere che l'Umanità cangi di metodo. A quel che sostengono la sola coscienza dell'individuo essere la norma del vero e del falso, ossia del bene e del male, basta ricordare, che nessuna religione, per santa che fosse, è stata senza eretici, senza dissidenti convinti e presti ad affrontare il martirio in nome della loro coscienza. Oggi il Protestantesimo si divide e suddivide in mille sette tutte fondate sui diritti della coscienza dell'individuo; tutte accanite a farsi guerra tra loro, e perpetuanti l'anarchia di credenze, vera e sola sorgente della discordia che tormenta socialmente e politicamente i popoli dell'Europa. E d'altra parte, agli uomini che rinnegano la testimonianza della coscienza dell'individuo per richiamarsi unicamente al consenso dell'Umanità in una credenza, basta ricordare come tutte le grandi idee che migliorano l'Umanità, cominciarono a manifestarsi in opposizione a credenze che l'Umanità consentiva, e furono predicate da individui che l'Umanità derise, perseguitò, crocefisse. Parte terza Ciascuna dunque di queste norme è insufficiente a ottenere la conoscenza della LEGGE DI DIO, della Verità! E nondimeno, la coscienza dell'individuo è santa: il consenso comune dell'Umanità è santo: e chiunque rinunzia a interrogare questo o quella, si priva d'un mezzo essenziale per conoscere la verità. L'errore generale fin qui è stato quello di volerla raggiungere con un solo di questi mezzi esclusivamente: errore decisivo e funestissimo nelle conseguenze, perché non si può stabilire la coscienza dell'individuo, sola norma della verità, senza cadere nell'anarchia; non si può invocare come inappellabile il consenso generale in un momento dato, senza soffocare la libertà umana e rovinare nella tirannide. Così - e cito questi esempi per mostrare come da queste prime basi dipenda, più che generalmente non si crede, tutto quanto l'edifizio sociale - così gli uomini, servendo allo stesso errore, hanno ordinato la società politica, gli uni sul rispetto unicamente dei diritti dell'individuo, dimenticando interamente la missione educatrice della società; gli altri unicamente sui diritti, sociali, sacrificando la libertà e l'azione dell'individuo(5). E la Francia dopo la sua grande rivoluzione, e l'Inghilterra segnatamente, c'insegnarono come il primo sistema non conduca che alla ineguaglianza e all'oppressione dei più; il Comunismo, fra gli altri, ci mostrerebbe, se potesse mai trapassare allo stato di fatto, come il secondo condanni a pietrificarsi la società togliendone ogni moto e ogni facoltà di progresso.