I MISERABILI, Victor HUGO Sommario PARTE PRIMA- FANTINE Fino a quando esisterà, per causa delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale, che crea artificialmente, in piena civiltà, degli inferni e che complica con una fatalità umana il destino, che è divino; fino a quando i tre problemi del secolo, l'abbrutimento dell'uomo per colpa dell'indigenza, l'avvilimento della donna per colpa della fame e l'atrofia del fanciullo per colpa delle tenebre, non saranno risolti; fino a quando, in certe regioni, sarà possibile l'asfissia sociale; in altre parole, e, sotto un punto di vita ancor più esteso, fino a quando si avranno sulla terra, ignoranza e miseria, i libri del genere di questo potranno non essere inutili. Hauteville House, I gennaio l862 LIBRO SECONDO - LA CADUTA IX - NUOVI SOPRUSI Quando giunse l'ora d'uscire dalla prigione, quando Jean Valjean sentì all'orecchio quelle strane parole: Sei libero! fu un attimo inverosimile e inaudito; un raggio di luce vivida, della vera luce dei vivi penetrò d'un subito in lui. Ma quel raggio non tardò ad impallidire. Valjean era stato abbagliato dall'idea della libertà e aveva creduto in una vita nuova; ma vide ben presto che cosa fosse una libertà alla quale si dà il passaporto giallo. Ed insieme a ciò, tante altre amarezze. Aveva calcolato che il suo peculio, durante il carcere, avrebbe dovuto ammontare a centosettantun franchi; bisogna però dire, per la giustizia, che s'era dimenticato di tener conto del riposo forzato delle domeniche e delle altre feste, la qual cosa, dopo diciannove anni, portava circa ventiquattro franchi meno. Come che fosse, quella somma era stata ridotta, in seguito a diverse trattenute locali, a centonove franchi e quindici soldi pagatigli all'uscita dal carcere. Non ci aveva capito nulla e si riteneva leso nel suo interesse: diciamo pure la parola, si riteneva derubato. L'indomani della sua liberazione, a Grasse, vide davanti alla porta di una distilleria di fiori d'arancio alcuni uomini che scaricavano delle balle. Offerse i suoi servizi; il bisogno era grande, furono accettati. Si mise al lavoro; intelligente, robusto e svelto com'era fece del suo meglio ed il padrone sembrava contento. Mentre lavorava, passò un gendarme che lo notò e gli chiese le sue carte: dovette così mostrare il passaporto giallo e, fatto questo, si rimise al lavoro. Egli aveva interrogato poco prima uno degli operai su quello che essi guadagnavano al giorno con quel lavoro e gli era stato risposto: Trenta soldi. Venuta la sera, siccome era costretto a ripartir l'indomani mattina, si presentò al padrone della distilleria e lo pregò di pagarlo; quegli non profferì parola e gli consegnò venticinque soldi. Protestò e l'altro gli rispose: Per te è abbastanza. Insistette: il padrone lo guardò nel bianco degli occhi e gli disse: Bada alla gattabuia! Ed anche lì egli si ritenne derubato. La società, lo stato l'avevano derubato in grande, diminuendogli il suo peculio; ora era la volta del privato, che lo derubava in piccolo. La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna. Questo gli era capitato a Grasse e abbiamo visto come fosse stato accolto a Digne. X - RISVEGLIO Sonavano le due all'orologio della cattedrale, quando Jean Valjean si svegliò. S'era svegliato perché il letto era troppo buono. Da quasi vent'anni non si coricava in un letto e, sebbene non si fosse svestito, la sensazione era troppo nuova per non turbargli il sonno. Del resto, aveva dormito più di quattr'ore e la stanchezza era scomparsa; era avvezzo a non concedere troppe ore al riposo. Aperse gli occhi, guardò un momento l'oscurità che lo circondava e li richiuse per riaddormentarsi. Quando molte sensazioni diverse hanno agitato la giornata e vi son cose che tengono occupata la mente, ci si addormenta, ma non si può riaddormentarsi. Il sonno giunge più facilmente che non ritorni; e questo capitò a Valjean che, non potendo riaddormentarsi, si mise a pensare. Era uno di quei momenti in cui le idee che passano per la mente sono torbide. Nel suo cervello v'era una specie di oscuro andirivieni; i ricordi antichi e quelli immediati vi galleggiavano alla rinfusa, incrociandosi confusamente, perdendo forma, ingrandendosi a dismisura, per sparire improvvisamente, come se cadessero in un'acqua fangosa ed agitata. Gli venivan molti pensieri ma uno si ripresentava continuamente e scacciava gli altri; quel pensiero, diciamolo subito, gli presentava le sei posate d'argento ed il cucchiaione che la signora Magloire aveva messo in tavola. Quelle sei posate d'argento l'ossessionavano. Erano lì, a pochi passi da lui: mentre attraversava la camera vicina, per entrare in quella che occupava, la vecchia domestica le stava mettendo in uno stipo a capo del letto ed egli aveva ben notato quello stipo; era a destra, venendo dalla sala da pranzo. Erano massicce; vecchia argenteria. Col cucchiaione, c'era da cavarne almeno duecento franchi, il doppio di quel che aveva guadagnato in diciannove anni. È vero che avrebbe guadagnato di più se l'amministrazione non l'avesse derubato. La sua mente oscillò per un'ora buona in mille ondeggiamenti, ai quali si mischiava pure qualche contrasto. Suonarono le tre: riaperse gli occhi, si rizzò bruscamente a sedere, stese le braccia e tastò il suo zaino, che aveva buttato in un angolo dell'alcova, poi lasciò spenzolare le gambe, posò i piedi in terra e si ritrovò, quasi senza saper come, seduto sul letto. Rimase per qualche tempo meditabondo in quell'atteggiamento, che avrebbe avuto alcunché di sinistro per chiunque avesse potuto scorgerlo in quell'ombra, a quel modo, solo sveglio in una casa addormentata. Ad un tratto s'abbassò, si levò le scarpe e le posò dolcemente sulla stuoia vicina al letto; poi riprese il suo atteggiamento di meditazione immobile. In quella vergognosa meditazione entravano e si movevano senza tregua le idee che abbiamo già accennate, uscendo, rientrando e come facendo leva sopra di lui; e poi egli andava pensando, senza perché, con quella macchinale ostinazione dell'idea fissa, a un forzato conosciuto al bagno, un certo Brevet, i pantaloni del quale erano tenuti su soltanto da una bretella di maglia di cotone. Il disegno a scacchi di quella bretella gli ritornava alla mente senza posa.