LA CENA DE LE CENERI Giordano Bruno e Marco Lazzari Esercizio di riscaldamento per l'esame di gennaio 2007 All'unico refugio de le Muse l'illustrissimo MICHEL DI CASTELNOVO Signor di Mauvissier, Concressalto e di Ionvilla, Cavalier de l'ordine del Re Cristianissimo e Conseglier nel suo privato Conseglio, Capitano di 50 uomini d'arme, Governator e Capitano di S. Desiderio ed Ambasciator alla Serenissima Regina d'Inghilterra. Sommario: i rientri suggeriscono il livello del titolo [...] ARGOMENTO DEL PRIMO DIALOGO Onde vedrete nel primo dialogo proposti in campo doi suggetti con la raggion di nomi loro, se la vorrete capire; secondo, in grazia loro, celebrata la scala dei numero binario; terzo, apportate le condizioni lodabili della ritrovata e riparata filosofia; quarto, mostrato di quante lodi sia capace il Copernico; quinto, positivi avanti gli frutti de la nolana filosofia, con la differenza tra questo e gli altro modi di filosofare. ARGOMENTO DEL SECONDO DIALOGO Vedrete nel secondo dialogo: prima la causa originale de la cena; secondo, una descrizion di passi e di passaggi, che più poetica e tropologica, forse, che istoriale sarà da tutti giudicata; terzo, come confusamente si precipita in una topografia morale, dove par che, con gli occhi di Linceo quinci e quindi guardando (non troppo fermandosi) cosa per cosa, mentre fa il suo camino, oltre che contempla le gran machine, mi par che non sia minuzzaria, né petruccia, né sassetto, che non vi vada ad intoppare. Ed in ciò fa giusto com'un pittore; al qual non basta far il semplice ritratto de l'istoria; ma anco, per empir il quadro, e conformarsi con l'arte a la natura, vi depinge de le pietre, di monti, de gli arbori, di fonti, di fiumi, di colline; e vi fa veder qua un regio palaggio, ivi una selva, là un straccio di cielo, in quel canto un mezo sol che nasce, e da passo in passo un ucello, un porco, un cervio, un asino, un cavallo; mentre basta di questo far veder una testa, di quello un corno, de l'altro un quarto di dietro, di costui l'orecchie, di colui l'intiera descrizione; questo con un gesto ed una mina, che non tiene quello e quell'altro, di sorte che con maggior satisfazione di chi remira e giudica viene ad istoriar, come dicono, la figura. Cossì, al proposito, leggete e vedrete quel che voglio dire. Ultimo, si conclude quel benedetto dialogo con l'esser gionto a la stanza, essere graziosamente accolto e cerimoniosamente assiso a tavola. ARGOMENTO DEL TERZO DIALOGO Dialogo che sarà diviso in cinque parti Vedrete il terzo dialogo, secondo il numero de le proposte del dottor Nundinio, diviso in cinque parti. De quali la prima versa circa la necessitá de l'una e de l'altra lingua. La seconda esplica l'intenzione dei Copernico, dona risoluzione d'un dubio importantissimo circa le fenomie celesti, mostra la vanità del studio di perspettivi ed optici circa la determinazione della quantità di corpi luminosi, e porge circa questo nuova, risoluta e certissima dottrina. La terza mostra il modo della consistenza di corpi mondani; e dechiara essere infinita la mole de l'universo, e che invano si cerca il centro o la circonferenza del mondo universale, come fusse un de' corpi particulari. La quarta afferma esser conformi in materia questo mondo nostro, ch'è detto globo della terra, con gli mondi, che son gli corpi degli altri astri; e che è cosa da fanciulli aver creduto, e credere, altrimente; e che quei son tanti animali intellettuali; e che non meno in quelli vegetano ed intendono molti ed innumerabili individui semplici e composti, che veggiamo vivere e vegetar nel dorso di questo. La quinta, per occasion d'un argomento ch'apportò Nundinio al fine, mostra la vanità di due grandi persuasioni, con le quali, e simili, Aristotele ed altri son stati acciecati sì, che non veddero esser vero e necessario il moto de la terra; e son stati sì impediti, che non han possuto credere quello esser possibile; il che facendosi, vengono discoperti molti secreti de la natura sin al presente occolti. ARGOMENTO DEL QUARTO DIALOGO Avete al principio del quarto dialogo mezzo per rispondere a tutte raggioni ed inconvenienti teologali, e per mostrar questa filosofia esser conforme alla vera teologia e degna d'esser faurita da le vere religioni. Nel resto vi se pone avanti uno, che non sapea né disputar, né dimandar a proposito il quale per essere più impudente ed arrogante pareva a gli più ignoranti più dotto ch'il dottor Nundinio; ma vedrete che non bastarebbono tutte le presse del mondo per cavar una stilla di succhio dal suo dire per prender materia da far dimandar Smitho, e rispondere il Teofilo; ma è a fatto soggetto de le spampanate di Prudenzio e di rovesci di Frulla.