Carlo Darwin e il gran premio di Torino Michele Lessona NomeDelloStudente CognomeDelloStudente Matricola Sommario Il dottore Cesare Alessandro Bressa Addì 4 settembre 1835 il dottore Cesare Alessandro Bressa faceva innovare un testamento nel quale lasciava tutti i suoi averi alla Accademia delle Scienze di Torino, affinché colle rendite di essi l'Accademia desse ogni due anni un premio di dodici mila lire a chi nel biennio avesse fatto qualche insigne od utile scoperta, od opera celebre in fatto di scienze fisiche, naturali, matematiche e storiche. Il dottore Bressa lasciava usufruttuaria dei suoi averi una signora, la signora Claudia Amata Dupêché per tutto il tempo della sua vita. L'Accademia delle Scienze di Torino ebbe libero dalla condizione di usufrutto il lascito Bressa soltanto nel mese di luglio del 1876. Una espressa disposizione Una espressa disposizione del dottore Bressa voleva che per un biennio il premio fosse dato all'opera o scoperta più meritevole fattasi in qualsiasi parte del mondo, per il biennio successivo all'opera o scoperta più meritevole fatta in Italia. L'Accademia delle Scienze di Torino doveva adunque cominciare dal premio per tutto il mondo, e lo diede alle ultime scoperte di Carlo Darwin. Quelle grandi scoperte scientifiche che fanno meravigliare il mondo e accrescono le forze dell'uomo allargando i confini del suo sapere, passano, - l'ha detto, se non m'inganno, primo il Goethe e parecchi poi l'hanno ripetuto, - per tre distinti periodi. Il primo periodo è quello della incredulità; si dice senz'altro: "È falso!" Gli affaccendati scrollano le spalle e tirano avanti, gli altri scherzano, motteggiano, ridono. Il secondo periodo è quello della imprecazione. Si grida: "È un'empietà!". Si proclamano minacciati il trono e l'altare, l'edifizio sociale vicino a rovina, scrollati i cardini del mondo. Non si ride più; si rabbrividisce, si freme, si inorridisce. Questo furore Questo furore, ben inteso, ottiene l'effetto opposto: la scoperta che si vuol soffocare acquista il pregio del frutto proibito, se ne occupano anche quelli che non se n'erano dato pensiero prima. La verità tranquillamente segue ad aprirsi la via e gli oppositori si dividono in due schiere. Incrollabile! Una prosegue incrollabile fino alla morte: l'altra, vista la mala parata, comincia ad accettare qualche cosa, il meno che può, poi sempre qualche cosa di più, a mano a mano che cresce la marea. Allora comincia il terzo periodo. Il terzo periodo Sulla bandiera di questo terzo periodo sta scritto: "Si sapeva!". Il grido che riunisce le turbe prima furiosamente contrastanti è questo, che la cosa è tutt'altro che nuova, che molti sommi uomini fin dall'antichità ne hanno fatto cenno od anche l'hanno palesemente dichiarata, e ogni nazione ha il suo grand'uomo all'uopo. La cosa è conciliabilissima colla fede; il trono e l'altare, ben lungi dallo averne da temere, ci trovano appoggio e sostegno. A tutti viene in mente, parlando di ciò, Galileo. Ma molti si possono aggiungere, e in linea con Galileo il suo grande figliuolo spirituale, il Newton, che quando dichiarò l'attrazione universale si ebbe da non so quale arcivescovo di Londra la taccia d'uomo sovversivo, proclamandosi la legge della attrazione universale al tutto contraria alla fede.