Come ti erudisco il pupo - esercizio 1 Luigi Lucatelli e Marco Lazzari Corso di Informatica generale SOMMARIO CONFERENZA La prima volta che sentiamo parlare Oronzo in pubblico GENTILI signore, egreggi signori e amabilissimi rigazzini, Prego lorsignori, prima di tutto di ariflettere che, tanto io che loro, è la prima volta che sentiamo parlare Oronzo in pubblico: nun so che impressione ci faccia a loro. A me mi fa una impressione curiosa assai. Lorsignori mi faccino una cortesia: prendano un coccodrillo, magari usato, vi aggiuntino una tigre con un dente cariato o, sia detto con sopportazione, un suino disilluso, mischino il tutto servino caldo. Questa miscolanza ci può dare un'idea di quello che è successo dentro di me, quando me ti hanno detto che dovevo tenere una conferenza. Lorsignori devono consapere che io, se si tratta di spezzarti una lancia ne le colonne del giornale, pazzienza, perchè ci ho la penna che sa le tempeste, laddovechè la lingua invece non ci si è trovata mai. Per cui dicevo fra me e me, dice: Oronzo, ma cosa ti stropicci? Ci penzi, quando starai per entrare in quella sala, che ti sentirai di là la folla che brontola, e il cuore ti farà lippe e relative lappe? Ci penzi a quelle centinaia d'occhi che ti guarderanno fissi come l'ombra del compianto Banco, e averanno l'aria di dire: Uccidilo, che faccia da frescone!... Abbasta, cominciai col dire di no Abbasta, cominciai col dire di no. Però Terresina dice che si comincia sempre accusì. Dice: io non terrò la conferenza, tu la terrai, colui la dovrebbe tenere, e fenì che dissi come Leonida al passo di Calè: Parliamone in famiglia. E ne parlai col sor Filippo. Scusino si insisto su la figura, ma è bene che queste persone di casa mia loro le conoschino. Il sor Filippo è un omo tutto d'un pezzo: il che potrebbe sembrare una cosa piuttosto commune, invece tanti vanno avanti a furia di pezzi di ricambio. Lui è anche un omo politico, perchè, si nun conobbe Bettino Ricasoli, fu perchè ci curse il consuveto pelo. Si tanto quanto quel benedetto pelo si fermava un momento a prender fiato, era botta fatta. Raggione per cui lui me ti arispose, dice: Le situvazzioni bisogna pigliarle in faccia. Con la quale ci arisposi: Scusi, ma se la situvazzione finisce a patate, o pomi di terra, come dicheno i nostri fratelli d'Oltralpa, me lo saluta lei il gusto di pigliarle in faccia? Pensai di rivolgermi a Terresina. Lei levò gli occhi dal Fogazzari, fece il sospiro de le grandi occasioni, e disse, dice: Mi ti sono insognata una dimostrazzione, indovechè la gente ti aveva messo sopra un somiero e tutti strillaveno: Evviva, evviva!... Raggione per cui credo che sia di bonugurio. Tienila. - Ma sei sicura, ci feci io, che l'evviva fosse per me e non per il somaro? - Eh... caro mio, fece lei, credi che sarebbe la prima volta che la gente crede di gridare evviva a un omo, e invece grida a un somaro? Raggione per cui detti un calcio alle convenienze, un altro al gatto che me ti si era aggranfagnato al cravuse che ci sposai, mi messi una mano a la coscienza, un'altra sulle convinzioni pulitiche, e con l'altra ci dico: eccomi qua! IL PUPO MIO! Dice, il pupo mio!... Lorsignori devono partire da questa idea, che il pupo mio non è un pupo come l'altri pupi: è, come dicheno i tedeschi, una specie di "überpupen" l'arcipupo per eccellenza. Tanto è vero che un altro pupo, in otto o dieci anni che ti sta fra le colonne del "Travaso", a quest'ora sarebbe diventato per lo meno sergente dei pompieri, e invece lui ti aresta pupo: mi pare che come fermezza di carattere, sia una bella prova. Terresina tante volte me ti dice: ma, Oronzo mio, come sarà che questa creatura nostra nun cresce?... Per cui ci arispondo con un sospiro: E che ci voresti fare?... Nun cresce! Tuttavia lorsignori nun devono per questo credere che sia un pupo deficiente. Anzi è una bella creatura. Occhi che lèvati, naso un po' per l'in su, perchè la madre è stata sempre un po' sentimentale, e quando era in istato interessante guardava sempre le stelle. Ci ha i capelli che arissomigliano tutti a quelli del Sor Filippo, e la camminata è tutta la mia, quand'ero minorenne.