Critica: Leslie Fiedler.

L'idea di grandiosità un tempo associata al poema eroico è stata trasferita al romanzo; e il trapasso fa parte di quella « americanizzazione della cultura » che certi intellettuali europei continuano sistematicamente a deplorare. Ma esiste, come hanno affermato con insistenza alcuni critici continentali, un « romanzo americano », una sottospecie particolare del genere? Se chiediamo a quei critici una definizione vediamo usare termini come « neo-realista », « brutale », « ingenuo » e « antitradizionalista », termini provenienti da una prospettiva convenzionale dell'America come « l'anticultura », come una riserva sempre intatta del primitivismo. Questo modo di vedere (di cui André Gide dette un esempio famoso) finisce col trovare in Dashiell Hammett gli stessi valori che in William Faulkner, e costituisce un sintomo del disagio culturale europeo piuttosto che una utile distinzione critica. Se l'America, sotto un certo aspetto, è veramente un fatto costantemente ricreato dalla fantasia europea, non è tuttavia soltanto, né soprattutto, questo. Si sarebbe tentati di insistere nella facile ritorsione che, lungi dall'essere un'anticultura, noi siamo semplicemente un ramo della cultura europea; e che quindi non esiste un «romanzo americano », ma solo varianti locali dei tipi convenzionali della narrativa europea: il romanzo americano sentimentale, nero, storico negli Stati Uniti. Pure, le singolarità delle nostre varianti appaiono più ricche d'interesse e d'importanza che non le loro affinità con le forme da cui derivano.

Sotto un certo aspetto la nostra narrativa si distingue a prima vista da quella europea, sebbene questo sia un fatto che gli americani (i quali si trovano stranamente a disagio e sulla difensiva a riguardo) sono restii a confessare. In questo senso i nostri romanzi appaiono non primitivi, forse, ma ingenui, innocenti in una maniera sconcertante, quasi infantili. É notorio che i capolavori della narrativa americana trovano generalmente posto nel reparto per bambini della biblioteca, e che il loro livello di sentimenti è propiro quello di un ragazzo non ancora adolescente. Quando si dice che il romanziere americano è incapace di evolversi in parte si intende dire proprio questo; ineluttabilmente egli ritorna a un suo mondo di esperienze limitate connnesse con la sua infanzia, e riscrive più e più volte lo stesso libro fino a che non scivola nel silenzio o nell'autoparodia.



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