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Critica: Leslie Fiedler.
In queste pagine si è voluto ricordare l'eclettismo dell'opera di Leslie Fiedler (1917-2003), critico, poeta, traduttore, romanziere. Membro dell'American Academy of Arts and Letters dal 1988, Fiedler ha insegnato Letteratura inglese alla State University of New York a Buffalo. Tra le sue opere tradotte in italiano: Freaks (Milano 1981); Amore e morte nel romanzo americano (Milano 1983); e, per i tipi della Donzelli, La tirannia del normale (1998) e Dodici passi sul tetto (1999). Le pagine che seguono sono tratte dall'introduzione di "Amore e morte nel romanzo americano".
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Tra il romanzo e l'America esiste un nesso intimo e tutto particolare. Nuova forma letteraria quello, nuova civiltà questa, i loro inizi coincidono con gli inizi dell'epoca moderna, e invero contribuiscono a definirla. Viviamo non solo nell'era dell'America ma anche nell'era del romanzo, in un momento in cui la letteratura di un paese che non vanta una vera e propria epica né una tragedia in versi degna di memoria è divenuta il modello di mezzo mondo. L'era del romanzo americano è stato intitolato da un critico francese un libro sulla prosa contemporanea; e dappertutto nel mondo occidentale vi sono scrittori che si allontanano deliberatamente dalla propria tradizione narrativa per seguire la nostra, o almeno qualcosa che essi prendono per tale.
Lo sappiamo da un pezzo, naturalmente, che la nostra gloria letteraria nazionale riposa in gran parte sull'opera dei nostri romanzieri. Le forme poetiche della classicità ravvivate dal Rinascimento avevano perduto qualsiasi attinenza con la vita contemporanea prima che l'America si affacciasse al mondo della cultura e, presso di noi, anche la lirica ha fornito occasione a pochi, e limitati, trionfi. Whitman, Poe e la Dickinson: oltre a questi tre, non vi sono stati poeti americani degni di rilievo prima del ventesimo secolo; e anche dei loro meriti si continua a discutere. Sono Melville e Hawthorne e James (insieme con esponenti dell'ultima ora come Faulkner e Hemingway) a imporsi alla fantasia di un'Europa ormai rivolta al romanzo come alla principale forma letteraria moderna. Non è solo negli Stati Uniti, sebbene quì il fenomeno appaia più evidente, che la letteratura si è identificata, per la maggior parte dei lettori, con il racconto in prosa; la nostra endemica fantasticheria di scrivere « il grande romanzo americano » è giusto l'esempio locale di un ossessione più diffusa.
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