Il "sogno" nella letteratura Nord Americana.
Da "Storia della letteratura straniera" in cd-rom. Gruppo Editoriale L'Espresso.


Nonostante le grandi aspettative per un futuro migliore e ricco di possibilità per tutti, il sogno americano con il trascorrere del tempo si è scontrato con la durezza della realtà. Le aspettative dei coloni che misero a repentaglio le loro vite per la realizzazione di un modo ideale fondato sui valori della giustizia e dell'uguaglianza furono riposte nella giustizia divina che avrebbe assicurato a tutti una giusta ricompensa per una vita dedicata alla preghiera ed al rispetto dei valori. William Bradford nella sua "History of Plymouth Plantation" fu uno dei primi a sottolineare questa fede, mentre il suo contemporaneo Jonathan Edwards elenca nelle sue "Resolutions" le regole a cui attenersi durante la vita quotidiana. Persino un uomo di cultura e di grande sensibilità come Benjamin Franklin si propose di dare una guida pratica e morale ai suoi compatrioti con "Poor Richard Almanac". La consacrazione delle aspettative dei pionieri fu sancita dalla "Dichiarazione d'Indipendenza" di Thomas Jefferson che stabiliva come fondamento della nuova nazione il rispetto delle basi della democrazia. Con il movimento trascendentalista questo ideale trovò un nuovo fondamento, non più legato al rispetto delle regole religiose, ma strettamente connesso all'essenza stessa dell'uomo come parte dell'intero universo e quindi naturalmente accompagnato dal suo ordine che avrebbe creato quella società ideale fondata sull'uguaglianza di diritti e doveri. È facile riscontrare questa stessa forte convinzione tra le righe di "Moby Dick" di Melville in cui la caccia spietata di Achab non è altro che l'accanita e disperata ricerca di realizzazione di un'illusione, è la delusione di un desiderio perseguito unicamente con impulso distruttivo, è la punizione per non aver saputo muoversi in un rapporto armonioso con l'universo. La delusione appare anche nelle opere di Twain che si presenta come un cinico deluso dalla gente e afferma che ormai la speranza di vivere liberandosi dal senso di colpa si riduce unicamente al sogno che questo avvenga. Le grandi speranze riposte in questa nuova terra cominciano a scontrarsi con le dure difficoltà dei tempi. Cominciò il viaggio di ritorno verso un'Europa non più disprezzata, gli artisti americani erano delusi dal forte processo di industrializzazione che si diffondeva in tutti gli Stati Uniti, molti di loro, tra cui la Stein, Eliot e Pound, si rifugiarono nelle capitali europee dove si costruirono un ambiente protetto circondati solo da artisti, altri, come Sherwood Anderson, Sinclair Lewis e Willa Cather rimasero in patria rispondendo ognuno a suo modo a questa delusione per lo stravolgimento dei principi che avevano ispirato la nascita del loro paese. La Cather si rifugiò in una visione naturalistica delle situazioni a cui assisteva, trovò nell'eroismo tenace e silenzioso del colono l'essenza del vero americano e li descrisse in "My Antonia"; Anderson e Lewis invece descrivevano l'americano medio che pur di farsi strada in società accetta tutte le convenzioni, si fa schiavo del conformismo e riversa la sua ammirazione per la potenza economica, tipico esempio di questo comportamento è "Babbit" di Lewis oppure il giornalista "Willard" da "I racconti dell'Ohio".
1 | 2
Home