Chi era La Fontaine?

Jean de La FontaineJean de La Fontaine era un poeta e favolista francese, nato a Château-Thierry nel 1621 in una famiglia borghese. Avendo accettato la carica di "ispettore delle acque e foreste" gli restava molto tempo libero da dedicare alla lettura.

Trasferitosi a Parigi nel 1658, trovò la protezione di Nicolas Fouquet (sovrintendente delle finanze di Luigi XIV) ma, quando questi cadde in disgrazia, La Fontaine dovette allontanarsi da Parigi interrompendo così questo periodo brillante e mondano che gli permise di conoscere ed entrare in contatto con i grandi scrittori e artisti dell'epoca.

Successivamente La Fontaine trovò la protezione della duchessa d'Orléans e nel 1668 apparve una prima raccolta di Favole che comprendeva, in sei libri, le favole più note tratte da Esopo e da Fedro. Dopo la morte della duchessa, La Fontaine si trovò nuovamente privo di mezzi. Lo accolse Madame de la Sablière il cui salotto, frequentato da uomini di mondo, filosofi, letterati e scienziati, rappresentò per il poeta un'insostituibile opportunità di incontri. E' in questo periodo che La Fontaine pubblica la sua seconda raccolta di Favole. Nel 1684 il poeta fu ricevuto all'Accademia francese ma il prestigioso riconoscimento non valse a distoglierlo dalla vita sregolata e libertina che conduceva. Soltanto la malattia lo spinse a ritirarsi e a condurre un'esistenza di assoluto raccoglimento religioso. Un anno prima della morte, avvenuta nel 1695, pubblicò il suo ultimo libro di Favole.

Pur ispirandosi a Esopo e Fedro, La Fontaine rinnovò il genere della favola in modo originale e arguto, creando favole di raffinata semplicità che si distinguono per la narrazione vivace e spontanea. Nelle sue favole, La Fontaine presta agli animali dei caratteri morali, li fa agire, parlare e ciascuno diviene così il simbolo di una qualità o di un difetto. Ma la grande novità risiede nell'importanza data al racconto, che nelle favole esopiche passava in secondo piano rispetto all'insegnamento morale: al contrario, per La Fontaine la morale diviene il pretesto, più che lo scopo, della narrazione.

 

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