L'anatra messicana

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All'inizio sembra un caso qualsiasi: rintracciare la madre di un cliente, che desidera che sia presente al proprio matrimonio. Il fatto che il cliente in questione sia il leader di una banda di motociclisti specializzati nel traffico di droga lo rende forse un po' bizzarro, ma i casi bizzarri non sono una novità per C. W. Sughrue, cinquantenne senza illusioni, reduce dal Vietnam, ex investigatore privato e barista part-time a Meriwether, Montana. La donna, un'aristocratica messicana sposata a un petroliere texano molto attivo in politica, sembra misteriosamente scomparsa. Ma sulle tracce non c'è solo l'Fbi: sulla pista di Sughrue, una pista che lo porta in viaggio dal Montana al Colorado e, attraverso tutti gli Stati Uniti, fino al confine messicano, compaiono e scompaiono gruppi misteriosi di pretesi fuorilegge dall'accento vagamente sudamericano e cominciano ad accumularsi i cadaveri. E mentre attorno al protagonista si aggrega uno strano gruppo operativo di ex commilitoni, splendide poliziotte in borghese, ragazze-madri indifese, ex contrabbandieri più o meno redenti e anime perdute, la ricerca, da grottesca qual era all'inizio, si fa sempre più violenta e sanguinosa.
E disperata.
Un romanzo anticonvenzionale, ricco di tenerezza e ironia, che stravolge gli stereotipi del "nero" e del giallo hard boiled per puntare al cuore di un'America in cui, sotto la superficie del reaganismo, non si sono ancora placati né i fantasmi del Vietnam né i ricordi struggenti del sogno degli Anni Settanta.

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