Uno per battere il passo

Dalla Postfazione "Una congrega di fissati"
a cura di Pike Borsa


"Al contrario degli altri, io mi sentivo già pronto per la rivoluzione armata" - ha confessato un giorno Crumley. "Solo che quando mi sono accorto che non avrei mai avuto il coraggio di uccidere qualcuno, ho preferito dedicarmi ai reduci del Vietnam e a salvare quello che era rimasto incontaminato nel vecchio West. La politica, ormai non m'interessava più".
In quel periodo, insomma, anche Crumley, come Hemingway, cercava la sua pace separata. Così, non stupisce più di tanto se poi, alla sua uscita, "Uno per battere il passo" non fa che attirarsi gli strali della critica.
"Al contrario di molte altre opere prime" - confessa Crumley - il mio romanzo non passò inosservato. La sinistra mi attaccò perché non difendevo i vietnamiti e la destra cominciò a detestarmi perchè non difendevo l'operato del nostro esercito in Vietnam".
In un modo o nell'altro, comunque, il libro vende più di diecimila copie e viene addirittura acquistato da un produttore per farne subito un film. Nessun critico, allora, si accorge però di una cosa. E cioè che i personaggi di Crumley pagano un forte tributo a quelli partoriti anni prima da Hemingway. (…) Anche Kummel, Sughrue e Milo bevono e non si vergognano di puzzare. (…) Nessuno di loro "sembra mai essere abbastanza vecchio per votare, ma solo per far saltare i ponti, così come in amore non sembra mai abbastanza maturo per riprodursi, ma solo per compiere i gesti d'amore. In ogni senso, tranne che dal punto di vista sessuale, rimangono dei ragazzi" (L.Fiedler).
Il Vietnam per Crumley, è veramente un punto di rottura e di non ritorno per i suoi personaggi che sono partiti giovani per la guerra e che, tornati a casa, si sono accorti di aver perso qualcosa per sempre. Di sicuro gli anni migliori della loro vita e così tentano di recuperare il tempo perduto. Solo che questo li rende dei disadattati, delle persone che per mantenersi tirano a campare, facendo i poliziotti privati, i baristi o anche i custodi, ma senza tanta convinzione. (…)
Forse è per questo che Crumley viene snobbato dal grande pubblico e dalla maggioranza dei critici letterari. Bene o male, infatti, ci sbatte addosso l'altra faccia di una medaglia che ci vogliono far credere ancora pulita, anche dopo il conflitto vietnamita. Così, Crumley continuerà ad essere considerato un autore di culto, adatto solo per pochi eletti. Una congrega di fissati che però, come Sughrue e Krummel, si divertono ancora, come dei matti, a percorrere le strade del sogno e dell'avventura disinteressata, senza paura di sporcarsi.

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