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Uno per battere il passo - prima pagina
"Buffo come le storie circolano. Proprio l'altro giorno il Capitano Gallard ha tirato fuori quella dell'automobile. Non aveva aperto bocca da parecchi minuti e se ne stava seduto a guardare fuori della finestra, in direzione del sedicesimo green, passandosi le dita fra i riccioli dei capelli.
Quando finalmente si mise a parlare e a raccontarmi della mitica automobile della sua giovinezza, lo fece con un tono di voce grave, che ci trasportò via, lontano dalle Filippine, a ritroso nel tempo fino alla sua infanzia nello stato dell'Iowa.
Conoscete la storia: la grossa macchina di lusso che avete sempre voluto avere, quella di cui avete sempre sognato, ebbene, è in vendita in una città vicina (la città, sempre lei) per venticinque dollari. La storia che ti raccontano comincia sempre nello stesso modo, e quella che hanno raccontato a Gallard per quella Lincoln a Des Moines non faceva eccezione. Poi arriva l'eterna fregatura: un agente delle assicurazione ci è morto dentro su qualche strada deserta; morto e poi putrefatto, ed il tanfo si è infiltrato fin dentro il metallo della carrozzeria.
"E sai come può puzzare la more" mi dice, passandosi di nuovo le dita nei capelli, con quelle mani che a tutto facevano pensare fuorché alle mani di un chirurgo delle ossa (sembravano piuttosto le mani di un contadino, tozze, appiattite e robuste, con le punte del medio e dell'anulare della destra strappate da una falciatrice per il mais, parecchio tempo prima).
"Avevo perfino messo dei soldi da parte" mi ha detto con un sorriso disincantato. "Ma a Des Moines, alla fine non ci andai. Il perché non saprei spiegartelo. Non era tanto per la puzza che comunque nessuno avrebbe sentito, a parte me, su e giù di notte per quelle strade non asfaltate; il fatto era che in realtà non riuscivo proprio a immaginare come avrei potuto farci salire su una ragazza; e tu lo sai, no? Un'automobile senza una ragazza a bordo non vale un bel niente".
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