Matthew (Sean Penn) è colpevole. Lo attestano le prove. Ma lui, professa la propria innocenza. È condannato a morte per stupro e duplice omicidio. È un ragazzo freddo. Lotta sempre per vivere. Un caso disperato, irrecuperabile, per la legge. Che, cieca, non ferma la macchina della giustizia.
Le ore scorrono veloci verso la fine. Nello sguardo gelido di Matt, affiora un barlume di umanità soffocata. Forse capisce davvero l'atrocità del gesto commesso. Forse è solo paura. E dei rapidi flashback ne ripercorrono la vita violenta.
Sulla strada di questo teppista senza pace incappa lei, suor Helen (Susan Sarandon). Contattata attraverso una lettera. Caritatevole donna. Attivista sociale nel quartiere nero di New Orleans. Mai a contatto con un condannato a morte. Con la sua paura. Con il terrore della fine imminente. Con le famiglie disperate: quasi mai rassegnate a questo tipo di sentenze definitive. Accetta di avvicinarsi a Matt. Di fargli conoscere dei sentimenti veri. Umanità, pietà, conforto. Quel calore umano che, se mai lo avesse avuto, forse lo avrebbe salvato.
Insieme, trascorrono gli ultimi giorni di vita del ragazzo. Le ultime ore di un'esistenza maltrattata. Insieme tentano la via della grazia. E mentre cercano un perché, sul video s'intercalano le scene dei suoi crimini. E la speranza, nel telespettatore, muore su quelle immagini. La pietà e la sete di vendetta si mischiano. Confondendosi. Helen è l'unico conforto del giovane. Matt ha la sua occasione di capire il miracolo della vita. Ma tornare indietro è impossibile. La macchina della giustizia deve fare il suo corso...
Il regista Tim Robbins riadatta il romanzo omonimo della vera Suor Helen Prejean. Ne risulta una pellicola di serio impegno civile. Sincera ricostruzione, anche attraverso l'utilizzo forte dei flashback, della storia di un condannato. Preso come simbolo di una condizione frequente negli Usa. Ed ecco un film volto a rendere prezioso ed unico ogni minuto, ora, giorno di chi, con il conforto della fede, è condannato alla pena capitale. La critica lo considera un film capolavoro, proprio per l'abilità del regista di trasmettere le diverse psicologie dei personaggi: dalla paura all'odio, dalla vendetta alla pietà, dalla speranza alla crudeltà, dalla giustizia all'incertezza.
La protagonista, Susan Sarandon vince l'Oscar come Miglior Attrice. Sia il regista, Tim Robbins, che il condannato Sean Penn, conquistano insieme a Bruce Springsteen, per la Miglior Canzone Originale, tre nomination alla statuetta. I due protagonisti ed il regista si meritano anche altrettante nomination ai Golden Globes. Tra gli altri numerosi riconoscimenti, un Sag Award vinto dalla Sarandon e un Indipendent Spirit Award vinto da Penn.