Illuminazioni


Quest'opera in prosa poetica e versi liberi,scritta tra il luglio 1873 e il febbraio 1875,venne pubblicata a Parigi nel 1886 da Paul Verlaine all'insaputa di Rimbaud che si trovava in Abissinia. Considerata molto simile a Una stagione all'Inferno, entrambe scritte dopo il ferimento a Bruxelles.

Si può attribuire al titolo il significato di stampe colorate perchè Rimbaud stesso le definì "painted plates".Non si tratta di folgorazioni,ma di veri e propri quadretti,frutto più di una fantasia associativa che di una immaginazione sfrenata.Si nota,infetti, l'importanza,lungo tutto il testo,dei colori e dell'ambito sensoriale nella descrizione di queste visioni.

Benché sia consapevole del fallimento della ricerca della veggenza (v. Partenza),sfrutta al massimo la sua fantasia creatrice, creando una fantasmagoria di immagini capaci di esprimere l'angoscia del vivere,l'indagine sul mistero delle cose,scoprendone il luogo e la formula (v. Vagabondi),la ricerca dell'ignoto e dell'estasi (v. Alba).Tutto è dominato da una calma superiore,anche se talvolta si raggiungono picchi di esaltazione e abissi disperati (le voragini d’azzurro e i pozzi di fuoco in Infanzia),alimentati dall'uso della droga.

Ha negato e oltreggiato la società e il mondo che lo circonda, invocato un nuovo diluvio universale, bestemmiato Dio e rinnegato Cristo..eppure, alla fine, conclude l'opera con una rassegnata invocazione:

copertina del manoscritto

Alcuni estratti dall'opera:
Veglie
Alba
Barbaro
Vagabondi
Partenza
Frasi

Tutti noi, ci ha conosciuti e amati.
Sappiamo dunque, in questa notte invernale, da un capo all’altro, dal polo tumultuoso al castello, dalla moltitudine alla spiaggia, di sguardo in sguardo, con forze e sentimenti affievoliti, invocarlo e vederlo, e allontanarlo, e sotto le maree e al sommo dei deserti di neve, seguire il suo sguardo, il suo alito, il suo corpo, la sua luce.

(Genio)


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Veglie


I
E' il riposo illuminato, né febbre, né languore, sul letto o sul prato. l'amico né ardente né indolente. L'amico. E' l'amata né tormentata né tormentosa. L'amata. L'aria e il mondo che non si è cercato. La vita. - Era dunque questo? - Più fresco diventa il sogno.

II
L'illuminazione si sposta di nuovo sull'albero in muratura. Dalle due estremità della sala, un arredo qualsiasi, elevazioni armoniche si congiungono. Il muro di fronte a chi veglia è una successione psicologica di sezioni di fregi, di fasci atmosferici e di accidente geologiche. - Sogno intenso e rapido di gruppi sentimentali con esseri di ogni carattere fra tutte le apparenze.

III
I lumi e i tappeti della veglia fanno il rumore delle onde, di notte, lungo lo scafo e intorno allo steerage. Il mare della veglia, come i seni d'Amelia. La tappezzeria, fino a mezza altezza, bosco ceduo di merletti, color dello smeraldo, dove si slanciano le tortore della veglia.
La piastra del focolare nero, veri soli dei greti: ah! pozzo di magie; veduta d'aurora unica e sola, questa volta.
Vent'anni Esiliate le istruttive... L'ingenuità fisica calmata amaramente... - Adagio. Ah! l'egoismo infinito dell'adolescenza, lo studioso ottimismo: era pieno di fiori il mondo quell'estate! Le arie e le forme morenti... - Un coro di vetri, di melodie notturne... Infatti i nervi stanno per saltare.

IV
Sei ancora alla tentazione di Antonio. Il gioco dello zelo abbreviato, i tic d'orgoglio puerile, l'avvilimento e il terrore. Ma ti metterai a questo lavoro: tutte in movimento appariranno attorno al tuo seggio possibilità armoniche e architettoniche. Esseri perfetti, imprevisti, si offriranno alle tue esperienze. Nei tuoi paraggi la curiosità di antiche folle e di lussi oziosi affluirà sognante. Unico nutrimento al tuo impulso creatore saranno i tuoi sensi e la tua memoria. E il mondo, quando ne sarai fuori, che sarà diventato? Niente, in ogni caso, delle apparenze attuali.


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Alba

Ho baciato l'alba d'estate. Nulla si muoveva ancora sul frontone dei palazzi. L'acqua era morta. Gli accampamenti d'ombre non lasciavano la strada del bosco. Ho camminato, destando gli aliti vivi e tiepidi; e le gemme guardarono, e le ali s'alzarono senza rumore.
La prima impresa fu, nel sentiero già pieno di freschi e pallidi splendori, un fiore che mi disse il suo nome.
Risi alla cascata che si scapigliò attraverso gli abeti: sulla cima argentata ravvisai la dea.

FEMME REGARDANT LE SOLEIL di Friedrich

Allora sollevai a uno a uno i veli. Nel viale, agitando le braccia. Per la pianura, dove l'ho annunciata al gallo. Nella grande città, ella fuggiva tra i campanili e le cupole; e, correndo come un mendicante sulle banchine di marmo, io le davo la caccia.
In cima alla strada, presso un bosco di lauri, l'ho avvolta nei suoi veli ammassati e ho sentito un poco il suo immenso corpo. L'alba e il fanciullo caddero ai piedi dei bosco.
Al risveglio, era mezzogiorno.


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Barbaro


Lungo tempo dopo i giorni e le stagioni, e gli esseri e i paesi, la bandiera di carne sanguinolenta sulla seta dei mari e dei fiori artici; (non esistono).
Rimessi dalle vecchie fanfare d'eroismo - che ancora ci assalgono il cuore e la testa, - lungi da- gli antichi assassini,- Oh, la bandiera di carne sanguinolenta sulla seta dei mari e dei fiori artici; (non esistono) - Dolcezze!

I bracieri, spioventi sotto le raffiche di brina. - Dolcezze! - Questi fuochi alla pioggia del vento di diamanti gettata dal cuore terrestre eternamente carbonizzato per noi. - O mondo! (Lungi dai vecchi ritiri e dalle vecchie fiamme che s'intendono, che si sentono). I bracieri e le schiume. La musica, girar di voragini e urti di ghiaccioli contro gli astri.

O dolcezze, o mondo, o musica! E là, le forme, i sudori, le capigliature e gli occhi, fluttuanti. E le lacrime bianche, ribollenti - o dolcezze! - e la voce femminile giunta in fondo ai vulcani e alle grotte artiche... - La bandiera...


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Vagabondi


Miscredevole fratello! Quante atroci veglie gli dovetti! «Non m'impadronivo ferventemente di quell'impresa. Mi ero burlato della sua infermità. Per colpa mia tornavamo in esilio, in schiavitù». Egli mi supponeva una disdetta e una ingenuità assai bizzarre, e aggiungeva ragioni inquietanti.

Lo rispondevo sogghignando a quel satanico dottore, e finivo coll'andare alla finestra. Creavo, al di là della campagna attraversata da strisce di musica rara, i fantasmi del futuro lusso notturno.

Dopo questa distrazione vagamente igienica, mi stendevo su un pagliericcio. E quasi ogni notte, appena addormentato, il povero fratello si destava, putrefatta la bocca, strappati gli occhi - quale sognava se stesso! - e mi traeva nella sala, urlando il suo sogno di dolore idiota.

Avevo infatti, con assoluta sincerità di spirito, assunto l'impegno di restituirlo alla sua condizione primitiva di figlio del Sole - ed erravamo, nutriti del vino delle caverne e del biscotto della strada, io ansioso di trovare il luogo e la formula.


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Partenza


Veduto quanto basta.In ogni clima si è incontrata la visione.
Avuto quanto basta.Voci di città,alla sera e al sole,e sempre.
Saputo quanto basta.I decreti della vita.O voci!O visioni!
Distacco negli affetti e nei rumori nuovi!


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tomba di Rimbaud

Frasi


(...)Da campanile a campanile ho teso corde;ghirlande da finestra a finestra,catene d'oro da stella a stella,e danzo...
(Epitaffio inciso sulla tomba di Rimbaud)

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