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I veri protagonisti del pellegrinaggio a Santiago sono, da sempre, i pellegrini stessi. Nobili, autorità ecclesiastiche, soprattutto gente comune riempiono le strade d'Europa, portando con sé idee, novità, tradizioni differenti che, mischiandosi e confrontandosi l'una con le altre, creano uno scambio culturale di notevole livello.
Nei primi secoli della sua esistenza, quando le notizie viaggiano ancora molto lentamente e la comunicazione a distanza è questione di tempi assai lunghi, il pellegrino porta sul Camino notizie fresche relative al suo "mondo". Una volta tornato a casa1, egli narra ai suoi compatrioti tutto ciò che ha appreso lungo la via da musici, giullari o nelle fiere dove ha avuto occasione di sostare.
Il pellegrino, anche senza volerlo, diverrà un "operatore culturale" di prima qualità, che intesserà tra città e città, tra paese e paese, un fittissimo ordito di informazioni. Una funzione che continuerà a svolgere anche dopo la fine del pellegrinaggio, perché attraverso il gergo appreso sarà sempre in grado di comunicare con quanti, diretti a Santiago o ad altre mete, passeranno per la sua città, o chiederanno ospitalità alla sua confraternita, o incontrerà nelle fiere, nei mercati o lungo le strade della sua terra2.
Il pellegrino del medioevo lascia la sua casa, gli affetti e s'immerge in questa nuova esperienza che cambia completamente il ritmo con cui veniva scandita la sua quotidianità; entrando nella condizione itinerante dello status viatoris, il viaggio come perenne ricerca, in quel “transito” tra la nascita e la morte che è la vita stessa.
Durante il suo pellegrinaggio egli attraversa luoghi sconosciuti e si lega alle persone che incontra, condividendo con esse fatiche e gioie fino ad arrivare alla tanto agognata meta. I vincoli che si creano fra queste persone sanciscono la creazione di quella che Paolo Caucci Von Saucken, rettore della Confraternita di San Jacopo di Compostella e presidente del Centro Italiano di Studi Compostellani definisce una
societas sovranazionale, sradicata dal territorio di origine, ma legata alla via, che non ha regole scritte, ma affinità, segni di identificazione, interessi e necessità comuni, quasi una nuova e più complessa civiltà nella quale il pellegrino italiano o quello francese, quello tedesco o quello slavo, quello inglese o quello fiammingo, quello greco o quello scandinavo, quello ispanico o quello irlandese, si riconoscono; una societas di persone di provenienza, di condizione sociale, di culture diverse che per molti mesi ha una meta e dei problemi in comune, che non ha nessuna regola scritta, ma regole consuetudinarie, simboli e comportamenti trasmessi dalla tradizione. […] Vengono in aiuto il latino e le lingue romanze, che nel medioevo ancora non sono molto differenziate. Inoltre, mesi e mesi per le stesse strade e negli stessi posti fanno nascere una sorta di gergo comune…3
Sarà proprio questo "gergo comune" la chiave per lo scambio d’informazioni tra pellegrini e tra popolazioni di cui abbiamo appena parlato.
Alla sua partenza sono associati ben definiti rituali, giunti fino a noi grazie al Liber Sancti Jacobi, in particolare a un sermone noto come Veneranda Dies4, vera e propria pietra miliare nello sviluppo del pellegrinaggio compostellano.
Secondo questo documento, il futuro pellegrino deve confessarsi e supplicare il perdono a chi avesse recato danno, chiedere il permesso a moglie e parroco, mettere a posto ogni pendenza e fare testamento, con il quale i suoi beni vengono posti sotto la protezione della Chiesa.
A questo punto può avre accesso ai rituali legati alla partenza. Il più significativo è quello della "vestizione", in cui, benedetti con una sacra liturgia la bisaccia e il bordone (strumenti indispensabili per il pellegrino), l'iniziato accoglie per sé i precetti fondamentali di povertà, sacrificio, carità e solidarietà che deve esercitare durante il cammino e, soprattutto, conservare una volta tornato in patria.
Più in là nel tempo, la cerimonia di vestizione, soprattutto praticata dalle confraternite, si arricchisce di altri elementi importanti: la "pellegrina" (il lungo e caldo mantello per ripararsi dalle intemperie), lo scapolare e il "petaso" (un copricapo a larghe falde di origine greca).
Simbolicamente, sulle sue vesti il pellegrino deve cucire la conchiglia, già dai primi momenti il segno di riconoscimento più diffuso e conosciuto, utile a riconoscere un ospedale d'accoglienza, una confraternita, ogni luogo che avesse qualcosa a che fare con il cammino stesso.
I rituali di devozione e sacrificio sono una componente fondamentale della giornata del pellegrino: liturgie, momenti di comunione, canto e preghiera, tradizioni da rinnovare e visite a luoghi sacri scandiscono il suo ritmo di marcia.
Lungo tutta la sua storia, la via che porta alla tomba dell'apostolo si arricchisce di chiese, monasteri, palazzi, ponti di ogni epoca.
Ancora oggi il Camino conserva un complesso di edifici di differenti correnti artistiche, che vanno dal Romanico al Gotico, dal Barocco al Rinascimentale La cattedrale di Santiago de Compostela è un valido esempio di edificio romanico arricchito di elementi gotici e rinascimentali.
A molte delle costruzioni situate lungo il Camino sono legati innumerevoli riti e millenarie leggende che rendono ancora più affascinante e ricco di tradizione il pellegrinaggio5.
Nel paragrafo precedente abbiamo citato alcuni oggetti che si riferiscono alla tradizione del pellegrinaggio: sono i cosiddetti signa peregrinationis. Molti di essi rivestono, oltre che uno scopo pratico, un ruolo altamente simbolico.
Prima fra tutti, la conchiglia, chiamata in spagnolo concha e in galiziano vieira, l'oggetto più rappresentato e studiato tra quelli legati al Camino de Santiago.
Da sempre ritenuta sia simbolo di "rifugio" (il guscio naturale che ripara dalle avversità e conduce alla vita ritirata e meditativa) che di fecondità (splendidamente disegnata da Botticelli in uno dei suoi quadri più famosi, la Nascita di Venere), assume diverse connotazioni all'interno dell'iconografia compostellana.
La conchiglia è un distintivo che rende peculiare lo status di pellegrino, è un amuleto contro la sfortuna, è un recipiente per bere, vista la sua forma concava. È uno strumento dotato di poteri soprannaturali: non mancano infatti leggende di guarigioni miracolose legate all'uso della conchiglia del pellegrino.
Nei secoli medievali, inoltre, è una testimonianza di pellegrinaggio effettuato, in quanto la vieira6 si può trovare solo sulle coste della Galizia
A partire dal secolo XII vengono fabbricate e destinate alla vendita conchiglie in metallo, piombo e stagno, per chi non ha la possibilità di ottenere quelle naturali: è questo uno dei primi esempi di sfruttamento a fini commerciali della simbologia legata al Camino7.
Oggi la conchiglia riveste anche una nuova funzionalità, in quanto, posta su sentieri, strade, disegnata o scolpita, essa indica la giusta direzione per arrivare a Santiago8. Inoltre, vista con la punta verso sinistra, le sue scanalature simboleggiano l’insieme delle vie giacobee che conducono alla medesima meta, Santiago de Compostela.
Gli altri due signa già nominati, il bordone (bordón) e la bisaccia (esportilla), hanno molteplici significati: il primo, bastone tanto caro al pellegrino affaticato, simboleggia la fede e la perseveranza, e ricopre una funzione di difesa contro cani randagi e lupi, assai presenti soprattutto in passato; la seconda, fatta con pelle di animale morto e dunque simbolo di mortificazione della carne, dovrebbe essere sempre tenuta aperta, a testimoniare le doti di carità e altruismo che un pellegrino deve possedere.
A mezza via tra indicazioni stradali e oggetti rituali troviamo i montjoies, definiti da Raymond Oursel
sommarie costruzioni, fatte di pile di pietre piatte a forma di piramide, che una usanza immemorabile pose sulla sommità di creste, colline o terrazze, […] ad intervalli lungo certe piste pericolose, soggette alle nebbie e alla neve. Le autorità locali si occupavano scrupolosamente della loro manutenzione e del loro rifacimento9.
Molte volte la loro presenza coincide coi punti più faticosi del pellegrinaggio. Talvolta sono muniti, sulla loro sommità, di piccole croci in legno, che servono a incoraggiare il pellegrino a proseguire confidando nell'aiuto divino.
Usanza ancora attuale, il pellegrino è solito aggiungere altre pietre al suo passaggio per testimoniare solidarietà e affetto a coloro che sono già passati o passeranno da quel luogo.
1 Per tutto il medioevo ed oltre, anche il ritorno veniva effettuato a piedi compiuto il pellegrinaggio. Sono ancora lontani i tempi in cui un aereo o un treno potranno riportarlo a casa in poche ore. Ritorno al testo
2 Paolo Caucci Von Saucken, “Vita e senso…”, p. 108. Ritorno al testo
3 Ibid., p. 107. Ritorno al testo
4 Attribuito a papa Callisto, il sermone si trova nel primo capitolo del Liber Sancti Jacobi Ritorno al testo
5 Come esempio, un cenno ai riti che il pellegrino compie una volta entrato nella Cattedrale di Santiago de Compostela: nell'ordine, egli si inginocchia davanti alla colonna del Portico de la Gloria costruito da Mastro Mateo nel 1188, e a questa vi appoggia la mano in segno di fatica compiuta e ringraziamento; quindi si reca dietro all'altare e compie la apreta, l'abbraccio al busto del Santo, dopodichè si ritira in preghiera davanti alla tomba dove sono conservate le reliquie; infine, partecipa alla Santa Messa del pellegrino ricevendo dal prete il sacramento della Comunione e la benedizione apostolica. Ritorno al testo
6 Cfr. Jose Maria Anguita Jaén, “Las conchas jacobeas en el Liber Sancti Jacobi (Codex Calixtinus): su simbología y sus nombres” in AA. VV., Anden los que saben… Ritorno al testo
7 Alcuni episodi di sfruttamento sono narrati nel capitolo 6 (dedicato alla figura del pellegrino) dell’opera di Luis Vazquez De Parga, Jose Lacarra, Juan Uria Riu, op. cit., tomo 1. Ritorno al testo
8 La segnaletica del Camino comprende quale indicazione più diffusa una flecha amarilla (freccia gialla), onnipresente lungo tutto il tracciato; a volte, quasi sempre in Galizia, essa è accompagnata da mojones, pietre miliari sulle quali è indicata la distanza chilometrica a Santiago. Ritorno al testo
9 Raymond Oursel, Pellegrini del medio evo…, p. 60. Ritorno al testo
Prosegue con: La letteratura del Camino de Santiago.