Il suo e' soltanto un film o vuole esprimere un'opinione personale nei confronti della pena di morte?
Tim Robbins: La cosa piu' importante, per me, è aprire al pubblico una porta verso questo problema. Non ho voluto nascondere niente di cio' che e' scritto nel libro di Suor Helen Prejean, da cui e' stato tratto il film, e cio' che e' speciale di questo libro e' che descrive a lungo la dignita' e il rispetto che si devono ai familiari delle vittime.
Cosi' tutto cio' che ho dovuto fare e' stato semplicemente aprire la porta in modo che il pubblico potesse vedere cio' che c'e' al di la'. La responsabilita' di coloro che fanno film e' quella di guardare alla verita'. Se non ti piace la verita' non fare questo tipo di film e non andare neppure a vederli.
Abbiamo una situazione oggi in America dove la gente accetta con indifferenza cio' che non vuole vedere. Cosi' quello che stiamo facendo e' mostrare con onesta' cio' che realmente succede e se fare film vuol dire non fare questo tipo di cose, allora io non sono personalmente interessato a fare film.
Come ha lavorato con Susan Sarandon e Sean Penn e perche' li ha scelti per questo film?
Tim Robbins: Prima di tutto perche' Susan Sarandon e' la piu' brava attrice in circolazione e Sean Penn penso che sia uno dei migliori attori della sua generazione. In effetti non ho dovuto pensare troppo alla scelta del cast.
Penso che la loro resa e il livello di credibilita' che entrambi hanno raggiunto nel film siano semplicemente straordinari.
Quanto ha dovuto inventare del personaggio della suora, considerando il fatto che e' una persona realmente esistente?
Tim Robbins: Prima di tutto io ed Helen abbiamo discusso molto insieme. Sai, quando racconti una storia devi essere convincente e il film dura soltanto due ore, cosi' devi riarrangiare i personaggi e prenderti delle liberta'.
Com'e' stata la collaborazione con i parenti delle vittime durante la lavorazione e quali sono state le loro reazioni al film?
Tim Robbins: Non ho avuto nessun tipo di contatto con i genitori delle vittime. Non lo ritenevo necessario, ci sono tantissime informazioni nel libro o nelle documentazioni per fare della ricerca. Penso che sia irresponsabile, estremamente narcisistico dire "Ho bisogno di rintracciare queste persone".
Cosa dovevo fare, parlare con loro, trascinarle ancora nel loro dolore, solo per far piacere al mio ego? Non voglio avere niente a che fare con tutto cio'.
Sembra che lei abbia esposto i fatti come sono, ma senza prendere una netta posizione in proposito. Questo risultato era nelle sue intenzioni?
Tim Robbins: E' importante che non si esprimano giudizi netti su una o sull'altra posizione, ma che si abbia rispetto per le famiglie delle vittime. E' importante inoltre non cercare di manipolare il pubblico rendendogli simpatica la figura dell'assassino perche' lui e' innocente o perche' e' affascinante. Se avessi fatto una cosa del genere mi sentirei molto meschino.
Alla fine del film il pubblico deve trarre le sue conclusioni per conto proprio e questa e' la cosa migliore che un film possa fare. Se cerchi di trascinare il pubblico in una direzione non credo che questo possa veramente cambiare le cose o far nascere un dibattito intelligente nelle loro teste. Tu li stai semplicemente forzando e il giorno dopo avranno gia' cambiato idea.
Questa intervista è tratta dalla conferenza stampa rilasciata da Tim Robbins il 22 febbraio 1996 al "Berlin Film Festival"