I compagni detective

L'arco parlamentare di destra è piuttosto affollato di eroi - perlopiù solitari e violenti, fuori dal sistema ma decisi a riportarlo nei ranghi della più ferrea legalità - per cui forse l'idea di un ordine costituito passa attraverso una presa di posizione conservatrice, se non sotterraneamente xenofoba. Anche al cinema, dal solitario giustiziere della notte di Charles Bronson al granitico Callaghan di Clint Eastwood, la violenza totalitaria assume connotazioni poco popolari, nonostante intenti di "bonifica" sociale dei personaggi in questione. Il luogo comune è quello di riconoscere in una simbolica destra senza partito tutto ciò che agisce come macchina bellica priva di connotazioni democratiche: l'ordine va riportato con la forza, non con il dialogo. Se a questi prototipi del noir più violento aggiungiamo la licenza di uccidere di James Bond ci ritroviamo nei paraggi dell'illegalità costituita pronta a salvaguardare le apparenze senza badare a forma e correttezza. L'idea popolare di giustizia ed eroismo si riconosce più in questi archetipi dell'invincibilità come salvaguardia da tutti i mali sociali: una specie di fai da te dell'ordine pubblico in mancanza di una legge dalla voce forte. Quasi sempre - soprattutto nei film - la polizia rimedia figure barbine nei confronti dell'eroe, messo comunque astutamente in buona luce dalla truculenta cattiveria dei malviventi di turno.

GROVIGLI DI MEMORIA. In questo le truppe di sinistra, nella loro spesso monotona vocazione introspettiva, dovrebbero rappresentare i peones dell'azione investigativa. Si muovono lenti, e della loro lentezza - unita a profonde considerazioni esistenzial-filosofiche - fanno un proclama assoluto: il mondo non cambia anche se si risolve con successo un'indagine difficile e pericolosa. Il valore intrinseco dell'esistenza si gioca sulle sensazioni minime di un'accomunante malinconia che cerca nella sostanza intima degli accadimenti le sue scarne certezze. Dal sole tiepido di Marsiglia dove tracannava pastis il defunto ex-commissario Fabio Montale del compianto Jean-Claude Izzo alla Barcellona aggrovigliata di memorie e di luci di Pepe Carvalho, fino ai tristi tropici guevaristi di Paco Taibo II, l'intellighenzia investigativa di sinistra si apre al confronto con le perenni ingiustizie perpetrate dall'apparato sociale e politico. Se la destra vigorosa degli Hammer e dei Tiger Man di Spillane combatte contro un sistema accomunabile a un fantasma politico mangiabambini ormai a dieta, la sinistra individualista degli eroi di questi autori si muove su fondali altalenanti tra pubblico e privato, mafia internazionale o caccia al serial killer di turno, memorie di un passato doloroso - spesso eversivo - che torna a galla e confronto con sempre nuove e inattaccabili leve del potere.

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