I compagni detective

In quale orizzonte parlamentare potrebbero mai riconoscersi le schiere di ex illusi tornati a casa con fobie e rattoppi dalle guerre nelle risaie vietnamite, senza più trovare un concreto punto di riferimento? La sinistra è forse più che mai il partito della nostalgia, ma in un anelito di giustizia individuale si riconoscono ancora vecchie illusioni ideologiche, motivate ormai solo dalle spinte positive del cuore, perché credere, soffrire e - spesso - sacrificarsi per la "causa" è una parte essenziale e irrinunciabile della vita. Le schiere compatte degli Hieronymus Bosch - Connelly (home page) - degli Elvis Cole - Crais - dei Matt Scudder - Block - dei C.W. Sughrue - Crumley - dei Dave Robicheaux - Burke (home page) - dei Lew Archer - Mac Donald - agiscono in base a un riflusso che li identifica come eterni perdenti in una società indaffarata a crescere intorno a se stessa e ai propri affari. "Chi fa il mio mestiere ha bisogno di una saldezza morale che io non pretendo più di possedere..." confessa Sughrue dal basso delle sue disgrazie quotidiane. Ma in queste confessioni, e nel perenne bisogno di credere che ogni gesto del passato abbia avuto dignitosa ragion d'essere, si trova il fulcro di un'appartenenza ideologica che solo un sano anelito popolare può accettare nei suoi cortei di protesta. C'è anche chi di certa sinistra farebbe volentieri a meno, come l'ispettore Rostnikov di Stuart Kaminsky, o la Kamenskaja della Marinina, ma sono i casi limite di universi politici in disarmo o in ri-evoluzione, e forse non saprebbero da che parte schierarsi in un ideale parlamento di casa nostra: potrebbero cominciare con l'agitare un rametto d'ulivo in groppa a un quieto asinello, tanto per prendere le misure della nostra miscellanea politica.
In tempi di ansiose vocazioni europeiste, i ruoli un po' si confondono, non c'è nostalgia che tenga - né a destra né a sinistra - anche se certe ambizioni tuttocompreso dei nostri governanti starebbero larghe addosso all'individualismo fuori campo di molti dei nostri più cari eroi. Esiste anche - e sempre più diffuso - il partito del non-voto: una forma di umana e civile protesta, o il senso di una mancata appartenenza, in attesa di tempi e climi più definiti. E qui ci stanno bene quasi tutti, Marlowe in testa, assai poco convinto dai profili titubanti dei politici di ogni repubblica seguito dai suoi numerosi nipotini elettivi: lo Spenser di Parker come il Senzanome di Pronzini, l'Aurelio Zen di Dibdin come il Déveure di Basset-Chercot, per non parlare degli "immigrati" di lusso come l'indiano Joe Leaphorne di Hillerman (home page) o il nero Easy Rawlins di Mosley, che un vero senso d'appartenenza lo trovano nella loro dimensione etica e/o etnica, senza troppi minimalismi partitici provinciali.
In questo senso il detective nostrano galleggia nell'inadeguatezza di tempi provvisori: spesso gioca ai margini, si autoesclude da facili teoremi d'appartenenza politica, riflette un'immagine che - nella sua incolore anatomia - lascia spazio soprattutto alla delusione delle promesse mancate.

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